PECHINO, DOVE ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO
Un nostro inviato è stato recentemente a Pechino: le vorticose trasformazioni della millenaria capitale della Cina viste in prima persona tra modernità e tradizione
“La Cina è vicina”, questo
è lo slogan con il quale, sempre più frequentemente, ci si riferisce a questo
grande paese asiatico. Si può parlare di vicinanza non solo per la numerosa e
radicata presenza cinese nella penisola italiana, ma anche perché la “Terra di
Centro” (termine con il quale la Cina è chiamata dai suoi abitanti) ha
raggiunto uno sviluppo economico e un benessere diffuso che ha portato la sua
popolazione urbana a vivere come noi occidentali. Questo lo si può facilmente
desumere, se ci si reca in viaggio a Pechino, fin dal primo impatto con lo skyline della Capitale dove si stagliano
palazzi imponenti, di altezza simile o superiore a quelli delle più importanti
metropoli europee e americane. A Pechino e dintorni sono enormi alcuni luoghi
simbolo della città, come Piazza Tienanmen, i templi di Confucio e di Lama, il
Palazzo del Cielo e altri antichissimi edifici sacri, oltre alla Grande
Muraglia, raggiungibile più velocemente a Mutianyu, una località distante dalla
Capitale circa 70 chilometri. Per una parte di queste celeberrime attrazioni sono
necessarie diverse ore di visita e ben presto si possono cogliere le profonde
differenze di questi luoghi rispetto a quelli delle nostre città. Gran parte
dei monumenti infatti, in primis quelli
sacri, seguono dei profili architettonici caratteristici diversi da quelli
occidentali. Come anticipato, fatta eccezione per qualche piccola sacca di
povertà, circoscrivibile alla presenza di qualche mendicante nelle strade e nei
vicoli stretti del centro (Hutong) in
cui gli abitanti di questi quartieri sono ancora costretti ad utilizzare i
bagni pubblici, i pechinesi vivono all’“occidentale”. Ad esempio se si prende
la metropolitana è facile notare che una parte dei passeggeri è costantemente
intenta ad usare il proprio cellulare, proprio come ormai avviene regolarmente nei
mezzi pubblici di Milano. In aggiunta la metro della Capitale è tecnologica, ha
prezzi convenienti ed è facile acquistare i biglietti, a differenza che nelle
nostre principali città, dove nei distributori automatici è difficile capire le
tariffe di cui si ha bisogno. Infine sono da menzionare alcune singolarità in
ambito culinario della Cina: i piatti tipici sono, oltre al riso, l’anatra
arrosto, la cui carne è molto simile a quella del pollo, e altri animali che
mai ci immagineremmo di mangiare come scorpioni, cavallette o blatte, anche se
il consumo di questi cibi tra i cinesi è limitato, e per certi versi sono più i
turisti occidentali a voler “provare” nuovi gusti. Peraltro nei ristoranti di
Pechino i prezzi risultano più abbordabili rispetto a quelli italiani. Ad esempio,
in locali rinomati è molto facile arrivare a spendere al massimo 10-11 euro a
testa. Last but not least è da sottolineare la disponibilità dei cinesi che, in genere, sono
sempre pronti ad aiutarti quando chiedi loro delle informazioni, nonostante in
certi casi conoscano solo il mandarino e non parlino inglese. Del resto
cordialità e ospitalità sono da secoli nobili tratti distintivi del popolo cinese.
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