venerdì 6 gennaio 2017

MEDIA E INFORMAZIONE: UNA REALTA’ DA PRENDERE SEMPRE PIU’ CON LE MOLLE

Poter usufruire mediante un semplice click di aggiornamenti in tempo reale provenienti dai quattro angoli del globo stando comodamente seduti in poltrona o in metropolitana è sicuramente una delle più straordinarie conquiste e innovazioni dell'epoca in cui viviamo. Conseguenza inevitabile di una società che deve consumare tutto alla velocità della luce (notizie, ma anche mode, costumi, canzoni, ecc.) è che ci sia una vasta rete di mass media in grado di riprendere novità, diffondere nuove tendenze, arrivando alle persone il più rapidamente possibile non solo per informarle, ma, sovente per indirizzarle nei modi di pensare e di agire. È infatti ben noto al grande pubblico l'aforisma del magnate dell'informazione Charles Foster Kane nel capolavoro di Orson Welles, 'Quarto potere' (1941): 'io sono un'autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, sono proprietario di molti giornali da New York a San Francisco...'. A distanza di settantacinque anni il tutto risulta ovviamente assai più amplificato e complesso.
Oggi, come e più di allora infatti, bruciare le tempistiche è diventata sempre più una necessità pressante e inaggirabile, vista anche la serrata competizione tra televisioni, siti internet, emittenti radiofoniche e quotidiani per catturare i lettori e gli ascoltatori, tuttavia la divulgazione delle notizie dovrebbe sempre essere ponderata oltre che istantanea, senza che la velocità vada ineluttabilmente a detrimento della veridicità, dell'accuratezza quando non, addirittura, del buon senso. Se, infatti, le elementari norme deontologiche dell'informazione non vengono rispettate perché sacrificate alla logica deIl'audience il risultato ultimo è che, travolti come quotidianamente siamo da una spropositata quantità di notizie non sappiamo più, in quanto opinione pubblica, nemmeno a quali fonti affidarci per poter conferire un certificato grado di affidabilità a quanto leggiamo e ascoltiamo. In sostanza la ‘overdose’ mediatica quotidiana cui siamo sottoposti penalizza drasticamente, e inevitabilmente, la qualità di una corretta informazione. Essere più informati non significa automaticamente essere meglio informati. Può sembrare un paradosso, ma non lo è. Associato alla superficialità di certi mass media c'è poi il discorso della privacy: minori e, finanche, bambini impiegati impropriamente in spot e campagne pubblicitarie illimitate che vengono talvolta ripresi e rilanciati su giornali, Tv e Internet senza alcuna protezione o filtro. Non solo bambini, comunque. In questo senso il primo esempio che viene in mente, anche perché strettamente legato allattualità, è quello dei poliziotti italiani che hanno fermato e ucciso a Sesto San Giovanni l'autore della strage del mercatino di Natale a Berlino: immediatamente dopo i fatti abbiamo visto la velocità con la quale sono stati resi pubblici i nomi e i volti di questi due agenti, senza pensare ad eventuali ripercussioni future per la vita di queste persone. Il motivo è presto detto: l'enfasi data dai media alla 'caccia all'uomo' scatenata dagli inquirenti nei giorni successivi all'attentato terroristico aveva portato ad una frenesia quasi isterica all’interno del circo mediatico nazionale nel momento della 'neutralizzazione' del soggetto in questione. Del resto qui si aveva a che fare con un appartenente all'autoproclamato stato islamico, e non con criminali comuni. A onor del vero i primi a rivelare lidentità degli agenti sono stati membri delle istituzioni e quindi la frittata, per così dire, era già stata fatta, ma l'esercito dell'informazione ha subito preso la palla al balzo, pubblicando le foto di queste due persone e diffondendo persino qualche informazione sulla loro vita personale. 
Last but not least, cavalcare le paure anziché governare le emozioni o, peggio, creare vere e proprie psicosi sociali di massa del tutto inopportune e ingiustificate sono di frequente gli spiacevoli 'effetti collaterali' di questa ipertrofia di mezzi di comunicazione, i quali combattono tra di loro sempre più sul terreno del sensazionalismo e del colpo ad effetto. Ecco che la logica dello show business va a braccetto con quella dell'audience, ed il cerchio si chiude perfettamente, in deroga all’ottemperanza di criteri deontologici propri della professione giornalistica, oltre che del buon senso.

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