martedì 5 novembre 2013

Niente nuove buone nuove

                                  
Parafrasando un vecchio detto- pare anglosassone: no, nessuna buona notizia in arrivo. La crisi mondiale che imperversa da ormai 6 anni non accenna ad esaurirsi. Addirittura ultimamente alcuni economisti hanno pensato bene di coniare una simpatica battuta che riassume bene la situazione in cui ci troviamo: sì, vediamo una lucina in fondo al tunnel della recessione, ma è quella di un treno che ci viene addosso! Una dichiarazione di impotenza e rassegnazione, condita da un misto di incapacità e catastrofismo proveniente da quelli che sono (o dovrebbero essere) i migliori cervelli dell'umanità. Fior fior di premi Nobel che ammettono candidamente di non avere la più pallida idea di come fare per uscire dalla recessione e dare slancio all'occupazione. Se poi focalizziamo la nostra attenzione sulla situazione del nostro Paese, bé c'è poco da stare allegri. In questo senso gli ultimi dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) sono impietosi: a settembre 2013 il numero di disoccupati in Italia si attesta a 3 milioni e 194 mila individui, in aumento dello 0,9% rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione, calcolato sul totale della popolazione attiva, ha raggiunto così una nuova cifra-record, attestandosi al 12,5%. In pratica, nel solo ultimo anno solare ben 391 mila persone hanno perso il posto di lavoro, facendo aumentare del 14% il tasso di disoccupazione su base annua. Perdita del lavoro, e anche della speranza di trovarne un altro, soprattutto per gli over 50. Crisi che colpisce tutte le fasce d'età indistintamente, ma sono le giovani generazioni, come noto, quelle che stanno pagando il prezzo più alto: in Italia i disoccupati tra i 15 e i 24 anni ammontano a quota 654 mila. Ciò significa che il tasso di disoccupazione della fascia d'età compresa dai 15 ai 24 anni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,4%. In sintesi incertezza, precarietà ed un continuo senso di labilità saranno a lungo le nostre compagne di viaggio. Con tanti saluti al posto fisso (del resto, che noia sarebbe!) e alla vita tranquilla che molti di noi vorrebbero e si erano illusi di poter conseguire attraverso il merito, l'impegno e il sacrificio. Perché una cosa è certa, non viviamo e non vivremo in tempi tranquilli, e non si tratta di fatalismo, ma di guardare in faccia una realtà in continuo sviluppo e mutamento. A voi trarre le conclusioni.

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