mercoledì 22 maggio 2013

Ciao Ciao Italia!



Dite la verità: quante volte avete sentito negli ultimi anni politici, banchieri, professori ed economisti dire che "bisogna dare priorità al lavoro", che "la disoccupazione è una piaga da debellare" e che "senza occupazione il Paese non riparte"?
Queste sono solo alcune delle frasi ripetute all'infinito dai vertici economici e politici del nostro Paese e che continuamente rimbalzano su giornali e televisioni da molti anni a questa parte.
Purtroppo però le parole non bastano a risolvere il problema e il trend italiano degli ultimi anni è in continuo peggioramento, avendo raggiunto il massimo storico di 3 milioni di disoccupati (tasso generale dell'11,5% sul totale della popolazione attiva) secondo gli ultimi dati Istat (Istituto nazionale di statistica).
Se è vero, poi, che la mancanza di lavoro è una tragedia a tutte le età, tanto più grave è se colpisce principalmente le giovani generazioni, cioè coloro che rappresentano (o dovrebbero rappresentare) il futuro di una società.
E qui i dati Istat, se possibile, sono ancora più inquietanti: l'incidenza dei giovani disoccupati sul totale degli occupati raggiunge il 38,4%.
Questi diplomati e laureati, che non trovano sbocchi sul mercato del lavoro italiano, si vedono quindi costretti ad emigrare (in taluni casi loro malgrado) all'estero.
Il nostro obiettivo è raccontare le loro esperienze oltre che raccogliere le impressioni di chi ce l'ha fatta.
Oggi daremo voce a Luca, 30 anni, milanese, da 6 mesi emigrato in cerca di un lavoro in Svizzera.

Di cosa ti occupavi in Italia?
Facevo l’idraulico

Eri un lavoratore in proprio o presso qualche impresa idraulica?
Lavoravo nell’impresa idraulica di famiglia e avevo una posizione lavorativa stabile

Sei in controtendenza rispetto a chi emigra all’estero, hai lasciato un lavoro fisso infatti, come mai hai preso questa decisione?
Ho fatto questa scelta per non vivere nel rimpianto, ho sempre desiderato andare via e confrontarmi con una nuova realtà.

Una scelta coraggiosa di questi tempi, hai pensato alle difficoltà che potevi incontrare?
Il misurarmi con una nuova dimensione non è l’unica molla che mi ha spinto ad andare via, l’ho fatto anche pensando al futuro, per poter costruire una famiglia e avere una stabilità a lunga durata. Ormai l’Italia non mi permetteva più di poter fare dei progetti, bisognava vivere alla giornata.

Come hai trovato lavoro in Svizzera?
Sono stato fortunato, ho contattato un’azienda chiedendo se cercavano personale e mi hanno risposto positivamente dicendomi che mi avrebbero fatto fare una settimana di prova. Il tutto in un lassso di tempo di un paio di giorni.

Ora in Svizzera che lavoro svolgi?
Faccio l’autotrasporatore, lavoro prevalentemente di notte.

Quindi pur di andare via dall’Italia per cercare di costruire qualcosa hai cambiato ramo di occupazione…
Esatto, diciamo che per iniziare ho dovuto adattarmi, come in tutte le cose, spero in futuro di poter riprendere la mia professione che avevo in Italia ed evolvermi in quel settore.

Sei in una tappa provvisoria del tuo percorso lavorativo all’estero, quindi in un paese così vicino a noi come la Svizzera ci sono molte più opportunità di lavoro rispetto all’Italia?
La crisi c’è anche qui, però ci sono più possibilità e per lo meno puoi avere l’opportunità di poterti inserire nel mondo lavorativo. Ormai in Italia non c’è neanche più la speranza di poter provare.

Le condizioni lavorative come sono rispetto all’Italia?
Anche in Svizzera c’è il precariato, ma non certo ai livelli nostrani. Il lavoratore è molto più tutelato sotto tutti i punti di vista e il lavoro in nero è un qualcosa fuori dalla logica lavorativa elvetica.

Dal punto di vista personale, come è avvenuta la tua integrazione in una nuova realtà e quali difficoltà hai incontrato?
Le difficoltà più grandi che ho incontrato sono di tipo linguistico. Se non si ha una buona conoscenza di base, nel mio caso del tedesco, risulta più difficile comunicare con i propri interlocutori. Bisogna fare di necessità virtù e imparare strada facendo.

Se non dovessi trovare un posto che ti consentirebbe di poter riprendere la tua vecchia professione che avevi in Italia, prenderesti in considerazione di tornare?
Rimarrei comunque in Svizzera, una volta consolidata la mia conoscenza del tedesco posso aspirare a tornare a fare il mio vecchio lavoro che avevo in Italia. E’ solo questo l’unico ostacolo che ho al momento. L’Italia ormai è acqua passata, vi faccio ritorno solo in vacanza e per riabbracciare la mia famiglia e gli amici.

La burocrazia  è così opprimente come in Italia o è molto più snella?
Un esempio su tutti: in Svizzera quando devo andare in posta ci metto 3 minuti!
In Italia oltre alle file chilometriche per qualsiasi documento o servizio di cui hai bisogno, la maggior parte delle volte sei rimbalzato da una parte all’altra.
Qui invece la richiesta dei documenti e l’accesso ai servizi è molto più rapida ed efficiente. C’è una reale volontà di far integrare le persone, anche se devo dire che le regole sono molto più ferree rispetto al nostro paese.

Da quanto tempo vivi e lavori in Svizzera?
Ormai da 6 mesi. Grazie al contratto a tempo indeterminato e allo stipendio che mi permette di potermi mantenere, ho potuto ottenere un permesso di soggiorno di cinque
anni. Se non avessi questo tipo di contratto il permesso di soggiorno sarebbe solamente di un anno.

Che consiglio puoi dare a un giovane italiano che non trova lavoro o che vive di lavoro precario e vuole emigrare all’estero?
Dico di provare, provare infatti non costa nulla. Al massimo si torna indietro. E’ un passo che bisogna fare per non rimpiangere una strada che si poteva percorrere.

Un ultima domanda: come ci vedono all’estero?
Putroppo non molto bene! Gli stereotipi sono sempre gli stessi, in più la nostra situazione politica non favorisce di certo la fama che hanno gli italiani all’estero.

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